STUDI SOCIALI

La Collana Studi Sociali di Scienze, della Storia e della Società si compone di 12 volumi pubblicati tra il 2005 e il 2012 e si pone come punto di riferimento e di raccordo interdisciplinare della produzione scientifica dei dottorati di ricerca in scienze storiche e sociali afferenti alle università bresciane (Università degli Studi di Brescia e Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia) presentando agli studiosi i lavori più significativi dei dottori di ricerca. I volumi qui pubblicati propongono indagini innovative su importanti aspetti dell’evoluzione economico-sociale del nostro paese, permettendo di approfondire temi rilevanti sia in ambito locale sia nazionale.

PARTNERSHIP

Simbolo, mito e propaganda nell’ascesa della signoria viscontea.

Dopo quindici anni di lotta, nel 1277 l’arcivescovo Ottone Visconti riuscì sorprendentemente a diventare signore della città di Milano, spodestando la famiglia della Torre.

Allo scopo di rafforzare il pericolante potere nuovo, nei decenni seguenti i Visconti scelsero di adottare un linguaggio allegorico complesso per rappresentare e diffondere posizioni politiche e ideologiche all’interno e al di fuori del milanese. Tale opera, di per sé piuttosto articolata fu declinata dall’anonimo ma attentissimo entourage visconteo tra il crepuscolo dell’età comunale e gli albori del tempo delle signorie, in primo luogo divulgando per images o per litteras messaggi che è possibile ricomporre almeno nei tratti essenziali.

Le due maggiori ideazioni propagandistiche della prima signoria viscontea sono oggi rappresentate dal ciclo del Trionfo di Ottone Visconti della rocca di Angera – nel quale si narra incomparabilmente la presa del potere da parte dell’arcivescovo, fondatore della dominazione familiare- e del misterioso emblema dinastico del biscione.

Tali espressioni, in ragione della molteplicità dei piani semantici che informano ciascuna di esse – sempre più evanescenti e ingannevoli con il passare del tempo, sono state avvicinate dall’autore misurando, una accanto all’altra, più di una disciplina storica. Ciò nel tentativo di ricomporre i minuti frammenti di un’esile antica e preziosa storia del pensiero simbolico.

Aziende di servizi pubblici e cittadini per l’ambiente
Le organizzazioni complesse sono in grado di rispondere in modo efficace e condiviso alle sfide della sostenibilità ambientale? In quali termini sta avvenendo una trasformazione in senso ecologico degli attuali modelli di produzione e di consumo dei servizi elettrici, idrici e ambiemìntali?Questo studio si propone di verificare alcune possibili risposte a tali quesiti, attraverso una ricerca empirica su alcuni attori-chiave per la costruzione delle strategie di sostenibilità presenti e future: da un lato, le aziende erogatrici di servizi pubblici locali(multiutility), dall’altro, i cittadini-consumatori e le realtà della società civile organizzata (associazioni, gruppi, reti). A partire da uno studiio di caso sul Gruppo a2a, sono esaminate le strategie per la sostenibilità adottate dalla maggiore azienda di servizi ex municipalizzata italiana e le pratiche di consumo di energia e di acqua, oltre che di gestione dei rifiuti, di un campione di utenti-consumatori dei servizi della medesima Società.

Le indicazioni che scaturiscono dall’indagine dimostrano che la trasformazione in senso ecologico dei modelli di produzione e consumo dei servizi si sta manifestando attraverso vari percorsi di sostenibilità, tra loro anche profondamente differenziati. Il superamento degli schemi d’azione e di interazione tradizionali, la nascita di nuove forme d’interdipendenza tra produttori e consumatori, così come la moltiplicazione di green options in termini di stili di vita e oppportunità tecnologiche, offrono elementi per riflettere sul peso dei fattori sociali e culturali nella costruzione di scenari e pratiche di sostenibilità innovativi.

Allo stesso modo, tali linee di trasformazione rinnovano l’interrogativo sulla possibilità di integrare divergenti logiche di azione filoambientale all’interno di una strategia comune e condivisa per un futuro sostenibile.

Nella pubblicazione sono riportati tutti gli interventi dei partecipanti al convegno e alcune riflessioni che i Professori Caroli, Sgritta e Treu hanno ritenuto di mettere a disposizione della cittadinanza, sulla base dei contributi emersi dal convegno.

Chiesa di San Cristo
Brescia, 24 ottobre 2005

Contesti istituzionali e agire imprenditoriale nelle bioscienze in Europa
In un momento in cui lo sviluppo economico è sempre più dipendente dal progresso scientifico, ricerca teorica e sua traduzione pratica sono due lati di una stessa medaglia e dunque inscindibili, sebbene regolati da sistemi normativi diversi e talvolta contrastanti: libertà di diffusione dei risultati scientifici attraverso la pubblicazione da un lato, proprietà privata della tecnologia attraverso il brevetto dell’altro.Questo libro indaga l’attività dell’imprenditore accademico, ovvero il professore che travalica i confini dell’università nello sforzo di applicazione pratica dei risultati della propria ricerca, ed il ruolo cruciale giocato dalle istituzioni nella modulazione della sua azione imprenditoriale, attraverso la definizione di ciò che è obbligatorio, proibito o permesso.

L’approfondimento delle motivazioni individuali all’azione imprenditoriale e l’analisi dei contesti normativi non solo permettono di comprendere la direzione in cui stanno evolvendo le pratiche di trasferimento tecnologico, ma costituiscono anche la base di partenza per l’elaborazione di strategie di policy volte a realizzare un’auspicabile conciliazione tra appropriazione privata della tecnologia e libera circolazione del sapere, in modo che convenienza personale degli attori ed interesse sociale si rafforzino vicendevolmente

Il Network finanziario della Congrega della Carità Apostolica

Una società urbana osservata attraverso il prisma delle relazioni finanziare che ne costituiscono la trama e collegano le élites tradizionali con quelle emergenti. Questo l’affresco che l’Autore ha tratteggiato guardando ai circuiti creditizi della Brescia moderna dal loro centro gravitazionale, dal ballatoio privilegiato della Congrega Apostolica.

Tra il XVII e il XVIII secolo il luogo pio vive una parziale eterogenesi funzionale: pur non venendo meno alle tradizionali attività caritative e assistenziali, la Congrega Apostolica assurge al vertice del mercato del denaro locale e diviene il principale operatore creditizio istituzionale, assumendo inoltre delle funzioni di coordinamento all’interno del network finanziario urbano. Per quanto informalmente, intorno all’istituto si configura un sistema articolato e performativo, che riesce, attraverso i luoghi pii, a raccogliere una quota consistente del surplus che l’élite urbana immobilizza ed infine destina ai lasciti ob piam causam, ridistribuendolo in forma liquida attraverso il credito. I ceti medio-alti sono il punto di partenza e la destinazione finale di questo flusso circolare di ricchezza che tuttavia, attraverso di essi, permea la vita economica complessiva della città e del territorio, raggiungendo le comunità, le opere pubbliche e le orbite di famigli e clienti delle principali dinastie bresciane.

Produzione e commercio alimentare a Milano tra Cinque e Seicento

Il volume coglie l’interazione fra le corporazioni alimentari e gli uffici annonari per illustrare l’influenza di queste organizzazioni sulle politiche annonarie nel corso del XVI e XVII secolo. Infatti, gli interessi rappresentati dalle istituzioni corporative giocarono un ruolo tanto decisivo quanto finora poco approfondito.

Se è vero che durante l’età moderna le istituzioni corporative si andarono modificando ed evolvendo anche verso il rafforzamento progressivo delle funzioni più latamente economiche, come l’assistenza e la formazione, è in ogni caso assodato che i profondi mutamenti intervenuti al loro interno furono la risposta a quanti – artigiani, produttori e mercanti – volevano poter esercitare liberamente la propria attività economica.

Sono qui indagate non soltanto le scelte amministrative, che tanto lasciano trasparire la complessità della materia alimentare e annonaria, ma anche i piccoli e variegati intrecci di commercianti, grandi operatori, donne e garzoni che affollavano le piazze e i mercati cittadini, protagonisti di quella che si può definire la “rete commerciale” di una grande città d’antico regime, quale era la Milano cinque-secentesca.

Brescia e la sua provincia nelle carte del CLN (1945-46)

Tra problemi e difficoltà di ogni sorta (case distrutte, scarsità e razionamento di alimenti, disoccupazione e scioperi, mancanza di alloggi e di corrente elettrica) e grandi speranze nel futuro si svolge la vita quotidiana di Brescia, così come delle altre città italiane, durante l’anno memorabile che va dalla primavera del 1945 all’estate del 1946. Questo libro racconta le vicende della città e della provincia, dei suoi uomini e delle sue donne, viste da un osservatorio particolare, quello del CLN provinciale, che assume su di sé un compito politico fondamentale, quello di avviare e di proseguire un’opera di vera e propria “alfabetizzazione” democratica nei confronti delle amministrazioni locali nominate provvisoriamente in attesa delle elezioni.

L’autore ha potuto utilizzare le carte del CLN provinciale, conservate nell’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea presso della sede di Brescia dell’Università Cattolica, indisponibili nel passato e dunque mai utilizzate, che costituiscono fonti imprescindibili per chiunque voglia leggere e interpretare la difficile e intricata realtà dell’immediato secondo dopoguerra.


Scuole di dottrina e di alfabeto a Brescia in età moderna

L’insegnamento del catechismo incarna una delle più rilevanti riforme pastorali del concilio di Trento, che promosse in ogni parrocchia della cattolicità la trasmissione dei rudimenta fidei sia per i fanciulli che per gli adulti. Di ritorno nelle loro diocesi i vescovi diedero impulso a questa normativa, organizzando la struttura centrale delle scuole della dottrina cristiana e sollecitandone la realizzazione periferica nel corso delle frequenti visite pastorali. Dal nucleo iniziale di tali istituzioni fiorirono in seguito le piccole scuole del leggere, scrivere e far di conto, sempre più frequentate nel corso dei secoli, tanto da impiegare come insegnanti sia sacerdoti che laici. Questo binomio socio-culturale, spesso difficile da separare con nettezza, costituisce la matrice dell’acculturazione religiosa e dell’alfabetizzazione dei ceti più umili, in un processo di lunga durata che li porterà alla conquista delle lettere.

Questo studio ricostruisce il reticolo di tali realtà sparse nella città di Brescia e nel vasto territorio della sua diocesi, attraverso un materiale documentario scaturito dalla comparazione diacronica delle visite pastorali dei presuli bresciani in età moderna. Lo completa un’analisi della copiosa pubblicistica fatta di manuali, opuscoli e trattati, editi appositamente per supportare lo sforzo di quanti operavano nell’impresa. Tale lavoro ha consentito di scandagliare una realtà storiograficamente poco conosciuta, portata alla luce con rigore e sensibilità, nello sforzo di profilare il contesto di quello sfuggente universo culturale.

Le politiche contro l’esclusione tra frammentazione istituzionale e nuovi bisogni

A partire dalla fine degli anni ’80 le politiche di contrasto della povertà, della disoccupazione e dell’esclusione socialesono state sempre più concepite come politiche di attivazione, le cui premesse sono tanto semplici all’apparenza quanto controverse nei fatti.

Da un lato, si sostiene che questi problemi si possano meglio risolvere favorendo o forzando un’assunzione di responsabilità da parte delle persone, verso soluzioni autonome e indipendenti sul mercato del lavoro o in altri ambiti della vita sociale ed economica. Dall’altro, che le stesse istituzioni debbano attivarsi, trasformandosi in strutture integrate e flessibili, in grado di incontrare bisogni diversificati e orientare la propria azione a sostegno della partecipazione attiva degli individui riducendo gli interventi di natura assistenziale.

L’autore tenta di delineare effetti e punti critici di questa transizione nel contesto italiano sullo sfondo degli sviluppi in corso tra Europa e Nord America, mettendo in luce le opportunità e le contraddizioni che sorgono dal nuovo modo di intendere il welfare e il ruolo dei cittadini e degli attori pubblici e privati che vi concorrono.

L’abbigliamento pronto in Italia dal primo dopoguerra agli anni Settanta

Questo libro traccia le linee evolutive di un comparto ancora poco studiato, ma strategico per l’economia italiana delsecondo dopoguerra, come quello della confezione pronta in tessuto (produzione, consumi, rapporti con l’estero, tecnologia impiegata, protagonisti, rapporti con gli altri attori della filiera del tessile-abbigliamento).

Se è vero che l’abbigliamento è l’espressione della società, allora analizzare gli scenari di riferimento in cui si sviluppò la confezione pronta può rappresentare un’ulteriore chiave di lettura per comprendere i caratteri essenziali e il contesto in cui maturò la trasformazione sociale italiana del secondo dopoguerra.

Raccontare le vicende dell’abbigliamento pronto consente poi di ricostruire lo sviluppo di quel processo di collegamento funzionale che vide l’industria confezionistica giocare un ruolo decisivo nella formazione di una logica di sistema all’interno del comparto abbigliamentario, considerandone le tappe più significative: dalla formazione del triangolo tessile-abbigliamento-moda al coinvolgimento di altri settori, fino al consolidamento, nel corso degli anni Ottanta, di un vero e proprio “sistema moda allargato”.

Le vicende della confezione pronta possono così essere ripercorse per focalizzare le peculiarità di un possibile modello italiano distinto da quello di altri paesi (per esempio la Francia) che hanno fatto la storia dell’industria nella moda.

L’Istituto Artigianelli di Brescia e la Colonia agricola di Remedello Sopra tra ‘800 e ‘900

Negli ultimi anni si è acceso un notevole interesse nei confronti di quello che è stato definito “l’altro movimento sociale cattolico” da parte degli studiosi di storia sociale e storia economica, impegnati nell’affrontare uno dei nodi della nostra vicenda storica, cioè il ruolo che i cattolici hanno avuto nel primo consistente sforzo compiuto dal Paese per modernizzarsi; in tale processo un ruolo significativo, soprattutto in ambito locale, è stato ricoperto dalla nascita e diffusione delle congregazioni religiose, tra ci la Sacra Famiglia di Nazareth di Brescia, fondata da don Giovanni Piamarta.

Egli intuì che la formazione religiosa non poteva essere realizzata scindendola dagli interessi e dalla soluzione dei problemi legati al futuro professionale dei giovani, inserendo questa prospettiva nella più ampia tendenza del mondo cattolico di quegli anni, che incominciava ad interessarsi sempre maggiormente al problema dell’istruzione tecnico-professionale.

La polemica di fine Ottocento sul futuro economico dell’Italia vide il sacerdote bresciano interessato a porre come tema di fondo non tanto la scelta tra vocazione agricola o industriale del Paese, quanto l’investimento sul capitale umano, rivolgendo la propria attenzione sia al mondo industriale e artigianale che a quello agricolo, grazie agli insegnamenti di padre Bonsignori.

In loro non vi fu il timore, ma il senso della modernità, rivelando una visione cristiana della società comune a gran parte degli ambienti cattolici lombardi, in cui Brescia appare come terra di frontiera.

Porre al centro dell’economia l’uomo, così come vuole l’insegnamento sociale cristiano, la difesa della sua dignità e la consapevolezza della sua libertà. A sua volta fondamento della responsabilità sociale ed economica di ciascun individuo, è la modernità di don Piamarta e di padre Bonsignori, i quali colsero che la realtà economica e sociale è più complessa dei soli schemi razionali dell’economia quantitativa in cui si vuole spesso rinchiuderla.

Stili di vita nelle famiglie bresciane dell’età moderna

Le ricerche più recenti sulla nascita della società dei consumi nell’Occidente dell’età moderna hanno sondato l’opportunità di definire parte dei mutamenti verificatisi nello stile di vita e nelle capacità di acquisto degli individui nel corso del Settecento con l’espressione “rivoluzione dei consumi”, quale aspetto integrante e complementare al parallelo configurarsi della rivoluzione industriale.

La “rivoluzione dei consumi” è stata osservata, quindi, come il risultato di un lungo processo di diffusione delle pratiche di consumo che, iniziato nel Cinquecento, nei due secoli successivi subì una forte accelerazione delineando un passaggio graduale, e non una frattura, da una tradizionale società di scarsità a un più moderno tessuto di relazioni sociali caratterizzato da forme di consumo sempre più largo.

Questo studio ricostruisce alcuni aspetti degli stili di vita e della civiltà materiale nelle famiglie agiate bresciane dell’età moderna, attraverso un approccio comparativo che prende in considerazione inventari post mortem, polizze d’estimo e patti dotali di oltre quaranta famiglie, alcune di estrazione aristocratica, altre provenienti dal ceto medio e medio alto (artigiani, bottegai agiati e mercanti).

Tale analisi ha permesso di gettare uno sguardo indiscreto, penetrante e suggestivo sugli spazi privati di queste famiglie lungo un arco di tempo, dalla fine del Cinquecento fino ai primi dell’Ottocento, nel quale si registrano importanti cambiamenti di gusto e di funzione. Si può difatti cogliere quella rivoluzione del gusto che, pur con qualche sfasatura locale, dalla fine del XVII secolo interessa le società urbane europee, facendo del comfort il protagonista indiscusso della metamorfosi dello spazio domestico.

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